30 Gen

EMOZIONI E RELAZIONI: APPASSIONARSI AL MURO

Quando ciò che ti pare “giusto” è ciò che ti rende inascoltato

A volte, mentre siamo assorti negli scambi che nutrono le nostre relazioni, siamo convinti di fidarci delle nostre emozioni, e invece stiamo solo assecondando le nostre convinzioni.

Una delle grandi “trappole” che voglio trattare a inizio di questo nuovo anno è in realtà “vecchia” come il mondo: quante volte si è sentito dire che il pavimento dell’inferno è lastricato di buone intenzioni?

Ecco la <sicurezza> sulla quale poggiano molti dei nostri scambi comunicativi: le buone intenzioni. Ah, come ci sentiamo sicuri, quando siamo convinti di essere dalla parte del giusto! E se qualcosa non funziona?

Allora qualcosa deve cambiare: e nella nostra convinzione, supportata dalla nostra <buona> intenzione, a cambiare deve essere l’altro! A proposito, approfittiamo per dirglielo:

  • Tu devi cambiare, perché io ti sto proponendo delle cose giuste, per il bene tuo e di tutti! –

Se vi è venuto da fare una pernacchia, sappiate che questo è il moto che prenderebbe chiunque si sentisse recapitare un messaggio del genere. E non è necessario che tale messaggio sia esplicito: lo si percepisce benissimo anche solo come sottotitolo.

Immaginate ad esempio una conversazione come questa:

A: Senti, dobbiamo mettere a punto una miglioria nel nostro progetto, è davvero importante che tu mi ascolti.

B: Guarda, volentieri, ma non ora, devo scappare e …-

A: No, non hai capito, è una cosa veramente forte, se mi dai cinque minuti ti spiego tutto, e poi vedrai che… –

B: No, ti dico che ora non ho tempo, me lo dici un’altra volta.

A: Allora tu non vuoi interessarti al nostro progetto. Dillo, che non è tra le tue priorità.

B: Lo è, tra le mie priorità, ma ne ho anche altre, non solo quella, e adesso devo proprio…-

A: Io non ti capisco, quando c’è da fare qualcosa di migliorativo tu scappi. E allora come posso io contare su di te per…

B: (BIIIIIPPPPPP-BIIIIP-BIIIP)!!!! (frase censurata con i bip)

Allora, chiariamo: certamente B ha innalzato un muro di fronte alla richiesta di A, che certamente era nutrita di buone intenzioni.

E ora sicuramente A si sentirà frustrato, tradito, ingiustamente maltrattato; ma abbiamo provato a immedesimarci in che cosa prova B?

Inizialmente aveva senz’altro una esigenza, quella che gli faceva dire che non poteva ascoltare A.

Poi, via via A è diventato più incalzante e, nutrito delle sue buone intenzioni, rincarava la dose: invece di cambiare strategia, aumentava il dosaggio della sua ricetta.

Una ricetta semplice: siccome le mie ragioni sono buone e giuste e lui inizialmente non mi sta ascoltando, io insisto, e insisto e insisto.

E alla fine, insistendo insistendo, si becca una sequela di Biiiiiippppp.

Perché?

Perché A è caduto nella trappola della <buona intenzione> e non si è curato affatto della comunicazione emotiva che avveniva tra i due: certo, ho volutamente estremizzato la conversazione, che avrebbe potuto finire anche in molti altri diversi modi, ma chi di voi non si è mai sentito nella condizione di A, di sentirsi frustato, deluso, eppure nel giusto?

È questo che vorrei smontare: A non è <nel giusto> solo perché propone una <cosa buona>  (tra l’altro buona per lui, che lo sia davvero sarebbe tutto da verificare).

Non è nel giusto perché quando in una relazione SI STA ALZANDO UN MURO, non ha nessun senso cercare di buttarlo giù a suon di <buone ragioni>.

Le <buone ragioni> appartengono alla sfera razionale, mentre una RELAZIONE (e qualunque scambio comunicativo ne prevede una) obbedisce alle leggi dell’emotività.

Avrete già intuito, leggendo il titolo dell’articolo: A non si è interessato al muro, alle ragioni per cui B si è dichiarato indisponibile ad ascoltare.

Quella era l’unica possibilità per trasformarlo da indisponibile a disponibile: interessarsi a cosa motivava lui a NON ascoltare, piuttosto che insistere su quanto sarebbe stato giusto e saggio per lui prestare ascolto.

Se qualcuno ci innalza un muro, non possiamo sperare di convincerlo a parole: lo possiamo però coinvolgere, emozionare, e, se ci sta effettivamente alzando un muro, l’unica strada è proprio quella: appassionarsi al muro!

Nello specifico, si poteva per esempio chiedere qual era l’impegno così urgente, mostrarsi disponibili ad aiutarlo, ma soprattutto abbandonare quella proterva insistenza a voler propinare le <buone ragioni>.

Se A avesse abbandonato la sua proposta per interessarsi a che cosa impediva a B di ascoltarlo, cosa sarebbe potuto succedere?  Intanto B si sarebbe sentito  coinvolto emotivamente, e ciò avrebbe reso probabile il suo interesse genuino ad ascoltare il prima possibile quella proposta che, in quel momento, non poteva proprio ascoltare.

Invece, andando le cose proprio come le ho descritte, A si è solo assicurato la diffidenza di B una volta che riuscirà finalmente ad esporgli la sua proposta. Quel giorno, da una parte ci sarà A immusonito e infastidito, e dall’altra ci sarà B frettoloso e pronto a cogliere ogni minima occasione per mandare in fumo la proposta.

Ottimo affare!

E, dato che non la conosciamo, possiamo anche pensare che la proposta di A fosse buona: ecco che si è assicurato il modo per mandarla in fumo.

Vale proprio la pena difendere a spada tratta le <buone ragioni>?

Tiziano Gamba