05 Mag

IL TEOREMA DELLA CARTA IGIENICA – Creare collegamenti mentali “ad muzzum” e renderli Verità: terzo appuntamento della PSICOTECA

Quando abbiamo bisogno che un nostro bisogno sia accettabile, tentiamo innanzitutto di trasformare la realtà

Se con la Psicoteca intendo affrontare tematiche che risultino anche giocose (con il suffisso –teca intendevo riferirmi alla Ludoteca), trovo vita semplice una volta che mi avvicino al tema dei collegamenti mentali che vengono trasformati in Verità (maiuscolo d’ordinanza e obbligo di pronuncia enfatica)!

Spesso si tratta di teorie per le quali ci accaloriamo pervicacemente in bollenti discussioni, ma delle quali abbiamo continue smentite dalla realtà… ma che vuoi che sia, la realtà (o, come diceva Giorgio Gaber “non lasciatevi trarre in inganno dalla realtà!”).

Non vi è mai capitato di incontrare persone assolutamente “sane di mente”, che solitamente NON delirano, accapigliarsi furiosamente in dissertazioni nelle quali vogliono apparire dei difensori della logica, mentre, in realtà (la realtà…) la stanno violentando brutalmente? E voi lì, a cercare di farli ragionare, al massimo a cercare di capirci qualcosa in quell’improvviso delirio, fino a che rinunciate, e lasciate perdere: di solito si conviene che “su quell’argomento lì” con quella persona non si può parlare. È molto difficile scardinare questi meccanismi dal punto di vista razionale, anche se sono palesemente contro ogni logica!

Una volta, una paziente ipocondriaca sosteneva con pervicacia che l’alterazione della temperatura corporea, e intendeva della febbre, dipendesse dalla temperatura esterna: ciò le serviva per spiegarsi che, nonostante tutte le sue teorie mediche, secondo le quali doveva essere moribonda, lei NON avesse la febbre… – Sarà perché qui fa molto freddo! – E parliamo di una donna laureata (non in medicina, ovviamente).

Con lo stesso impeto, riusciva a considerare che tale teoria valesse solo per lei, per cui, se si faceva spazio nella cortina fumogena delle sue parole, risultava che la temperatura esterna influenzava solo la SUA temperatura interna! Per gli altri niente, poteva anche funzionare diversamente. Volevo soprannominarla la donna-lucertola, ma la sua ipocondria mi forniva continuamente spunti per nuovi soprannomi.

Per riuscire ad affrontare dal punto di vista emozionale tali sovrastrutture bisogna che, prima, la persona che ha coniato la sua “teoria” accetti che si sta difendendo da qualcosa, e anche in quel caso, l’istinto di cercare di razionalizzare parte in automatico.

Tanto è vero che, accortisi di questo meccanismo, i “filosofi della carta igienica” cerchino di attribuire all’abitudine, come se fosse una entità esterna, la responsabilità del loro continuare a “razionalizzare”. È dura arrivare al nocciolo, al fatto che una tale violenza alla logica in nome di UNA logica non bene espressa, nasconda delle necessità inconsce sconosciute anche al novello filosofo. È dura proprio perché il bisogno che sottende a questi pseudo-deliri è viscerale e irreprimibile: ecco perché ho chiamato tali teorie Il Teorema della Carta Igienica: non perché, come qualcuno avrà certamente pensato, si tratti di teorie di Emme.

Esse servono alla bisogna: quando c’è lo scarico emozional-viscerale, c’è necessità di qualcosa che ci riconsegni alla realtà candidi e puliti: qualcosa di molto simile alla carta igienica e, come questa, passata la buriana, la si può anche riconsiderare superflua… in fondo, non ci portiamo la carta igienica fuori dal bagno, no? C’è anche un altro motivo, ed è quello che tali teorie funzionano solo SULLA CARTA, e l’unica carta che mi veniva in mente, pensandoci sopra, era proprio quella igienica.

E non tutte le teorie della carta igienica riguardano tematiche così buffe e assurde, no: alcune potremmo anche scambiarle come DAVVERO razionali. Ecco perché le considero importanti: sono molto più diffuse di quanto possiamo immaginare, e non riguardano persone che “sanno di avere problemi”, vale a dire la categoria dentro la quale normalmente si incasellano quelli che vanno dallo psicologo (Bingo! Abbiamo già beccato una teoria della carta igienica così en passant!)! Il meccanismo della affermazione di cui sopra si spiega molto facilmente: la gente, ancora oggi, anche nel 2018, ha paura di essere considerata “strana”, per cui teme come la peste di rivolgersi a uno psicologo, e, molto spesso, lo fa in estrema ratio, come ultima chance (volevo inserire una dicitura anche in inglese, già che c’ero, ma non mi veniva in mente).

Facciamo però un esempio di una teoria “razionale” che possa esservi spacciata come Verità e che ognuno di noi può incontrare nel quotidiano, senza riconoscerla, magari anche valutandola, lì per lì, ragionevole. Pensiamo a chi disserta su quale persona va meglio per voi, sul “con chi” vi dovreste accoppiare: già il fatto che se ne parli è di per sé assurdo, ma questo aspetto lo dimostro più avanti, restiamo nell’esempio.

  • Eh (detto con aria di grande saccenza) … tu dovresti metterti con una persona che sia così e cosà. –
  • A me, però, quelle persone non attirano. –
  • (con la faccia di chi ha appena ascoltato un dato trascurabile) Va bene, però devi anche pensare al futuro… che affidamento ti danno le persone che ti piacciono? Quelle che dico io, invece… –

E ti dimostrano perché, razionalmente, hanno ragione loro. E, lì per lì, le motivazioni addotte possono anche sembrare logiche! Se non fosse per il fatto che bypassano il dato fondamentale che NON possiamo farci piacere a comando qualcosa/qualcuno che non ci piace! Se fosse così, giustificheremmo tutti i matrimoni di interesse o combinati, daremmo sostegno a quelle pratiche (ancora in voga in talune società)  che impongono il marito a donne, spesso ragazze, le quali non possono scegliere: potremmo dire loro che imparino a farsi piacere il loro futuro marito!

Se muovete questo tipo di obiezione, troverete qualcuno che replicherà:

  • Sì, ma le scelte che stai facendo tu ti fanno soffrire, come la mettiamo? Chi ti piace ti fa star male, quindi non ho ragione io a suggerirti qualcuno che ti farà star bene? –

No! È la stessa logica per cui la signora citata sopra aveva bisogno di attribuirsi la febbre: certo che avere la febbre l’avrebbe fatta star male, ma da un certo punto di vista (inconscio), questo dato la rassicurava, cioè, in un certo senso, le piaceva.

Se abbiamo bisogno di “star male”, dovremmo andare a vedere che cos’è che stiamo cercando, perché vogliamo inconsciamente che le cose vadano in un certo modo (vedi il mio articolo Comunicare con l’Inconscio): dall’altra parte, chi si ostina a creare teorie della carta igienica, per sé e per gli altri, ha a sua volta il bisogno irreprimibile di soddisfare una sua necessità, non sempre consapevole.

Tali necessità le ho raggruppate in quattro macro-categorie: Morali, Etiche, Estetiche e di Profitto. Parliamo sempre di necessità inconsce, e potrete sviscerarle seguendo i miei post sulla pagina Facebook.

Questo appuntamento della Ludoteca è dedicato a loro: ai bisogni Emotivi che impongono la nostra Logica ad arrampicarsi sugli specchi per rimediare ai nostri scarichi… viscerali (meno male che questo aggettivo ha una doppia lettura!).

La diretta, durante la quale potremo confrontarci su questi temi, si terrà Lunedì  28 Maggio alle ore 21.00. Vi aspetto!