LA COPPIA COMPLEMENTARE – L’Incastro dove si inserisce perfettamente un vittimista e il suo “salvatore”
Se vi piacciono i puzzle, troverete affascinanti i sintomi complementari, molto implicati nella puntata della Psicoteca di questo mese, “Me meschino, me tapino”.
Forse non è nuovo il concetto che per esserci un carnefice deve esserci anche una vittima: il fatto è che, quando siamo noi la vittima (secondo il nostro punto di vista…) ecco che tutte le colpe, le cattiverie, le malignità appartengono al presunto carnefice, che diventa il male assoluto!
È un rovesciamento del punto di vista presentato il mese scorso, nel Tribunale fai-da-te: allora illustravo i meccanismi delle auto-accuse inconsce, mentre ora ci soffermiamo sulla tendenza ad attribuire tutti i nostri crucci all’esterno.
È ovviamente facile indicare un colpevole, ma potrebbe essere più difficoltoso essere creduti e supportati in questa crociata contro i nostri “persecutori”: ecco che è più conveniente avere un alleato, che magari “ci prenda gusto” a spalleggiarci in questa crociata!
Se il meccanismo di attribuire all’esterno il proprio cattivo funzionamento può sovrapporsi al concetto di identificazione proiettiva (M.Klein) il trovarsi “un alleato” è il presupposto per costruire una bella coppia dal sapore nevrotico al retrogusto di fantasia onnipotente. J
In questa coppia, infatti, la vera vittima è… l’alleato, cioè il partner, che, per motivazioni inconsce sue, si appassiona a prendersi carico della “sfortuna” della persona iper-lamentosa.
Perché è importante tutto ciò?
Potremmo anche pensare che due persone così strutturate funzionino perfettamente: una si lamenta, l’altra cerca di alleviare le cause delle lamentele, ovviamente senza riuscirci mai, cosicché il ciclo continua a riprodursi e si recita continuamente lo stesso copione. Una perfetta ruota da criceto! Il fatto è che, anche se gli inconsci delle due persone “sono soddisfatti” nel nutrirsi delle emozioni che si producono in questa ruota da criceto, nella “realtà” quotidiana invece, le loro istanze razionali continuano a soffrire sempre di più, finché il ciclo potrebbe arrivare a produrre sintomatologie anche gravi (forme di depressione, attacchi di panico, scambi di comunicazioni violente, o passaggi all’atto all’interno della coppia). Stando “dentro la ruota” però, non avranno mai la possibilità di interrompere il meccanismo: finché uno dei due continuerà a credere alle proprie “sfortune” e ad attribuire agli “altri” brutti e cattivi i propri crucci, mentre l’altro continuerà a cercare di immolarsi per rimediare alle stesse, il ciclo è destinato a ripetersi.
Il primo passo è riconoscere che si tratta di un meccanismo: che la scelta del partner rispondeva a delle esigenze inconsce, e che tutte le spiegazioni razionali (attrazione, affetto, compatibilità, eccetera) erano secondarie alla necessità di interpretare i ruoli di vittima e salvatore.
Pensate un po’: quante coppie consolidate (e quello complementari sono spesso molto salde, proprio perché legano insieme due nevrosi che si incastrano perfettamente) potrebbero sopportare di ammettere che il loro legame, il loro amore si basava sul bisogno di essere vittima e salvatore?
Il problema più grosso, nella ricerca di questa consapevolezza, è che spesso a cercare una soluzione è uno solo dei due, non importa quale: finché uno solo degli elementi di un meccanismo di coppia cerca individualmente una soluzione, troverà possibili soluzioni… individuali.
Vale a dire che se dovesse “guarire” dall’essere vittima o dall’essere salvatore (è indifferente quale ruolo ricopra), il meccanismo su cui si regge la coppia si spezzerà! E questo viene perfettamente avvertito dalla persona alla ricerca di soluzioni “individuali”, e ciò genererà ulteriori resistenze, in quanto NON vuole che la coppia si spezzi, ovviamente.
Il vortice della lamentela e della attribuzione delle responsabilità all’esterno, può quindi generare anche una perversione dalla quale è difficile uscire: la coppia complementare, appunto. Sintomi diversi che si incastrano alla perfezione, soddisfacendo i rispettivi bisogni inconsci.
Riassumiamo, ai fini di poterci confrontare meglio nel prossimo appuntamento della Psicoteca:
- Essere vittima (il tema del mese è il vittimismo) risponde a dei bisogni inconsci che vengono soddisfatti mantenendoci in una condizione continua di lamentela;
- Per mantenere solido il meccanismo si tende ad attribuire all’esterno tutte le colpe e le responsabilità;
- Al fine che tale convinzione sia supportata, si cercano “alleati” che ci confermino questa visione;
- E, infine, alle volte si finisce per proiettare questa necessità sulla ricerca del partner, che sarà complementare, cioè avrà un sintomo nevrotico che si incastra perfettamente con il nostro: se noi siamo le vittime, lui/lei ricoprirà il ruolo di “salvatore”.
Quindi, per uscire dal meccanismo di coppia perverso… bisogna affrontare la questione insieme, altrimenti se uno solo dei due dovesse progredire rispetto al suo funzionamento precedente, l’altro si troverebbe privato della sua funzione!
Parliamone insieme lunedì 30 aprile durante la diretta (tra l’altro, se vuoi iscriverti subito, puoi cliccare qui).
A presto!