LA PARABOLA DEL PASTORE PRODIGO
Mi si perdonerà, spero, l’utilizzo volutamente ridondante un passo del Vangelo per la scelta del titolo, cosa che aiuta a memorizzare i concetti che vengono espressi nell’articolo.
Spesso incontro, nella mia professione, delle persone che letteralmente si prodigano per ottenere accettazione e amore dal prossimo, e che soffrono terribilmente nel venire costantemente delusi dalla gente, e quindi, implicitamente, dalla loro “strategia” per essere amati.
Ciononostante, essi persistono nel loro atteggiamento – e, quindi, nella loro frustrazione – partendo da un assunto tanto dogmatico quanto totalmente lontano dalla realtà, e cioè:
<Tanto più sarò generos*, tanto più la gente sarà amorevole con me.>
Sono altresì convinto che anche qualche lettore in questo momento potrebbe storcere il naso, pensando: – Ma come, non è forse così?
No.
Almeno, non come viene inteso in molte circostanze; proprio per poter rendere comprensibile questa legge di natura (umana) ho creato la metafora del pastore prodigo (ribattezzandola parabola per creare una immediata connessione mnemonica nel lettore).
Sintetizzo la conversazione tipo:
- Dottore, mi sento sempre più rassegnat*. Sembra che io attiri solo opportunisti e profittatori.
- Non sembra, è così.
- Ma perché mai dottore? Io mi impegno per essere gentile e disponibile con tutti, perché dovrebbe essere questa la ricompensa?
- Glielo spiego così: immagini che un pastore di pecore abbia un appezzamento di terreno e un gregge. Vicino al suo terreno vi sono altri appezzamenti di altri pastori. Mi segue?
- Sì, dottore. Ma che c’entrano pastori e pecore?
- Mi segua, capirà da sé. Ammettiamo che il pastore abbia un gran bisogno di farsi benvolere dagli altri e perciò evita di recintare il suo terreno ed evita di contare le pecore quando le ricovera. Così facendo si dimostra generoso nei confronti degli altri pastori, i quali possono far pascolare le loro pecore anche nel suo terreno, o addirittura impossessarsi <per sbaglio> di qualcuna delle sue pecore.
- La seguo, dottore, ma ancora non capisco.
- Secondo lei, il pastore generoso attirerà prima delle persone grate e riconoscenti, oppure dei profittatori?
A questo punto solo le persone più oppositive e polemiche rispondono “dipende”, ma nessuno osa spingersi a dire che i primi a comparire sulla strada del pastore prodigo saranno le persone grate e riconoscenti.
E’ ovvio che i disonesti che notano la “generosità” del pastore saranno molto lesti nell’ approfittare della disponibilità del suo terreno (ricordo che il pascolo delle pecore lascia il terreno spoglio d’erba, e quindi per lungo tempo inservibile) e della possibilità di rubargli qualche pecora, anticipando sicuramente qualunque persona “riconoscente”, anche perché, con tutta probabilità gli opportunisti avranno già tratto tutti i vantaggi possibili, non lasciando nulla ai cosiddetti onesti. Del resto, se lasciate aperta la porta di casa, è molto più probabile che entrino dei ladri per portarvi via delle cose di valore che dei bisognosi che si riparano dal freddo (per poi lodarvi e ringraziarvi).
Che riconoscenza dovrebbe aspettarsi, dunque il pastore? Nessuna, perché a beneficiare della sua presunta generosità saranno state delle persone avide e opportuniste, che, se messe alla prova, non avranno problemi nel voltare le spalle al loro benefattore, se non traggono alcun vantaggio per sé.
Questo è purtroppo il destino di chi si dimostra generoso “A prescindere”.
Molto spesso si tratta di persone che hanno avuto molta difficoltà a percepire l’amore di chi si prendeva cura di loro, amore che non arrivava incondizionato, bensì doveva essere pagato a prezzo di ampie dimostrazioni di essere <bravi e disponibili>.
Si crea così un cortocircuito che si sposa con l’assunto dogmatico sopra esposto, e sembra impossibile per costoro riconoscere che è proprio della natura EMOTIVA umana la prerogativa di dare valore a chi si dà valore.
Il pastore prodigo, infatti, con la sua generosità toglie valore a sé stesso: se il terreno non viene recintato, è come se non fosse degno di essere protetto, e lo stesso dicasi per le pecore; se invece il pastore avesse salvaguardato le sue proprietà, gli opportunisti non si sarebbero immediatamente avvicinati, ed egli stesso poteva scegliere chi e quando beneficiare con la propria generosità.
Come potreste regalare una pecora a una persona bisognosa, se avete permesso che ve le portassero via tutte?
Invece, chi si dà valore, chi mette dei confini di rispetto e di dignità agli altri, chi sa dire tranquillamente dei no, trasmette emotivamente un fascino e una attrattiva che i “generosi a prescindere” non hanno.
SOLO DOPO aver messo i recinti e ricoverato le pecore, il pastore può permettersi di essere generoso; allo stesso modo SOLO DOPO aver rispettato noi stessi, le nostre esigenze e i nostri “confini”, noi possiamo aspettarci che la nostra onestà, il nostro comportarci bene venga apprezzato; perché abbiamo allontanato preventivamente gli opportunisti, e quindi adesso sì possiamo aspettarci di essere trattati con la stessa benevolenza con cui noi trattiamo gli altri.
Solo dopo aver dato priorità a noi stessi, possiamo aspettarci di attrarre persone simili a noi.
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