01 Mar

TRIBUNALE INTERNO E SINTOMATOLOGIA PSICOFISICA – Tutti gli infortuni arrivano per caso?

Ogni volta che ci capita un malanno o un infortunio, dovremmo chiederci se serve a impedirci di fare qualcosa. Lo stress può dipendere da un conflitto interiore.

Quando parlo di “sintomatologia psicofisica” mi riferisco a quei malanni che coinvolgono sia la parte emotiva che quella fisica, e che di solito sono accolti con frasi di questo tenore: – Eh, per forza, sono troppo sotto stress. – Oppure ancora: – Lo dicevo che avrei finito per ammalarmi! –
Ma, tra le tante, quelle che mi appassionano di più sono quelle che suonano più o meno così:
– Ma PROPRIO ADESSO mi doveva succedere questa cosa? –
Hans Seyle aveva teorizzato una teoria sullo stress come forma di adattamento alla pressione di fattori esterni detti stressor: non ho nulla da contestare a questa teoria, semplicemente allargherei lo spettro degli stressor anche… all’interno, per la precisione nei meandri della nostra Istanza Emotiva.
Un fattore di stress può anche essere (e spesso in effetti lo è) il conflitto tra diversi valori che ci appartengono entrambi, un conflitto che si svolge inconsciamente dentro di noi: cosa sono questi diversi valori?
Richiamandomi al Tema della Psicoteca di questo mese, vale a dire il “Tribunale Fai-da-te”, vi chiedo di immaginare che nel nostro inconscio vengano processati (nei vari significati che ha questa parola) dei diversi punti di vista, e che questi possano essere semplicisticamente raccolti in “fattori di innocenza” e “fattori di colpevolezza”.
Potremo anche definirli “fattori di merito” o “fattori di demerito”: l’innocenza equivale al merito di arrivare a qualche risultato, la colpevolezza al demerito, all’impossibilità o incapacità (presunta) di raggiungerlo.
Può essere che dentro di noi questi valori siano in conflitto? Che mentre razionalmente ci siamo affaticati molto per raggiungere dei risultati che ci appaiono sensati e ragionevoli, qualcosa dentro di noi ci valuti invece immeritevoli di tali risultati, o, peggio ancora, trovi che quei traguardi ci mettano in qualche modo in pericolo?
Per meglio chiarire questo punto, vi rimando alla lettura del mio e-book “Sulla ruota del criceto” e ai miei post sul blog del mio sito “Comunicare con l’Inconscio” e “Coinvolgimento Emotivo”.

Questa ipotesi io la terrei molto in considerazione: specialmente quando tali avvenimenti sono frequenti.
Faccio riferimento, per esempio, a quegli atleti che sono soggetti ad infortuni, quelli che “proprio ora che sembravano tornati alla forma brillante che ce li aveva fatti ammirare, ritrovano la sfortuna sul loro cammino…”; proprio ora, eh? Che sfortuna.
E che dire dei malanni ricorrenti, che compaiono “proprio” quando si dovrebbe finalmente raggiungere qualcosa di agognato che, per qualche “sfortunato” motivo viene sempre posticipato?
Ribadisco un fatto che, a leggerlo in questo modo, appare ovvio: se otteniamo sempre lo stesso risultato, è molto probabile che il nostro Inconscio (la nostra Istanza Emotiva) ci tenga proprio che sia quel risultato e non un altro (magari quello che sogniamo razionalmente) ad arrivare.
E più la nostra Istanza Razionale è accanita nel perseguire quei traguardi che l’Istanza Emotiva pare rigettare (sentenza negativa nel nostro Tribunale Interno), tanto più i rimedi saranno… estremi, e coinvolgeranno quindi anche il nostro fisico.
Cerco di rendere la questione semplificata al massimo: se ci tengo, razionalmente, tantissimo, ad avere un appuntamento con una bella ragazza, ma la mia Istanza Emotiva mi ha “giudicato” inadatto per una persona così bella… troverò delle difficoltà. E tanto più razionalmente mi allontanerò dalla “sentenza” inconscia, cioè non solo non mi valuto razionalmente inadatto, anzi, mi accanisco nel rivendicare che è proprio di quella ragazza che ho bisogno, che è lei che desidero, che è giusto che io ottenga ciò che mi piace, allora… non trovando altra forma di collaborazione, il mio Inconscio aggredirà il mio corpo, con modalità che differiscono da persona a persona. A chi viene il mal di testa, a chi la dissenteria, a chi gli attacchi di panico… e a volte non è nemmeno necessario ricorrere a disturbi tanto eclatanti. Se pensiamo all’esempio sopra descritto, basta una bella alitosi o una sudorazione eccessiva ad allontanare la ragazza in questione!
E noi a chiederci: – Ma come mai PROPRIO ADESSO, che sfortuna! –

Non esiste la sfortuna, esiste la possibilità di negoziare con i nostri conflitti, cioè bisogna metaforicamente entrare in quel Tribunale che abbiamo costituito dentro di noi e del quale ignoriamo i funzionamenti e financo l’esistenza!
Ecco perché rinnovo l’invito alla diretta del primo appuntamento della Psicoteca, quella del “Tribunale Fai-da-te”. Vi aspetto il 26 Marzo!