20 Mag

VERITA’ E GIUSTIZIA SCRITTE SULLA CARTA… IGIENICA

Il modo più comodo per proteggersi da possibili accuse e, soprattutto, auto-accuse, è quello di convincersi di agire per conto di un ordine superiore, di una verità suprema. Che ce la siamo costruiti noi, tale verità, diventa irrilevante.

Salve a tutti,  mi piacerebbe sapere a quanti di noi sia mai capitato di dover trovare delle giustificazioni  razionali per una azione che giudicavamo immotivata, esagerata, stupida o controproducente, riportandola su un piano di “ordine superiore”, di valore assoluto. Faccio degli esempi.

Non parlo più con un amico che è riuscito a intraprendere una relazione sessuale o sentimentale con la persona  cui tenevo tanto e che piaceva tanto a me? Non è perché mi sento geloso, sopraffatto da sentimenti viscerali, non è perché sono infantilmente offeso dal fatto (che razionalmente non posso giustificare) di essere stato scavalcato proprio da una persona che mi è (era…) cara, no: è lui che ha tradito il comandamento universale di “non mettersi con qualcuno che piace al caro/a amico/a”. Colpa sua!

Dove sta scritta questa legge? Da nessuna parte, ovviamente, ma che è, avete bisogno che si trovi scritta da qualche parte? Non si fa e basta, no?

Oppure: evito di dare una notizia riservata a un collega, notizia che potrebbe favorirlo nella scalata carrieristica, non perché temo che scavalchi anche me, ma perché non è “deontologicamente corretto” mettere a conoscenza dei colleghi certe informazioni, almeno sino a quando non si è ottenuta delibera. Il fatto che tutti lo facciano e che nessuno se ne accorga passa in secondo piano, di fronte al valore “assoluto”. Noi siamo migliori, che diamine!

Si può andare ancora più nel tragico, pensando a delinquenti che rifiutano di testimoniare contro dei “colleghi” non perché abbiano timore di ripercussioni, figuriamoci, sono uomini duri, loro…no, è perché non sarebbe “onorevole”, sarebbe da infami. Delinquenti sì, ma con onore!

 

Ebbene, questi esempi vogliono illustrare il meccanismo concreto, cosciente, che si può mettere in atto per difenderci da accuse di essere stati, in qualche misura, indegni e riprovevoli.

Come già ho scritto parlando del Tribunale-fai-da-te, i meccanismi di auto-accusa esistono al pari di quelli di accuse esterne, solo che, al contrario di esse, sono molto più persistenti e dolorosi: da una persona che ci accusa possiamo allontanarci, da noi stessi che ci accusiamo è un po’ più difficile.

Cosa possiamo fare, allora, per allontanare da noi il sospetto di essere stati, in qualche misura, riprovevoli, e lasciarci alle spalle la conseguente auto-accusa?

Diamine, abbiamo con noi il mezzo più potente al mondo per costruire qualunque VERITA’ che ci possa servire: la nostra mente razionale!

Essa può selezionare a nostro piacere tutti gli stimoli che servano a confezionare una qualsiasi realtà parallela; allo stesso modo si può eliminare dallo spettro percettivo tutto ciò che contrasta con questa “nuova” realtà. È un meccanismo che a volte viene rimproverato agli scienziati: mettono in evidenza i risultati a favore dei propri esperimenti e trascurano (volutamente?) quelli che potrebbero contraddirli.

 

La nostra Istanza Logica (la razionalità) funziona esattamente così, totalmente ignara (o quasi) di essere al servizio dell’Istanza Emotiva (vedi Comunicare con l’Inconscio), la quale ha bisogno di una giustificazione ad hoc.

 

Prendiamo come esemplificazione un concetto su cui tutti hanno, chi più chi meno, fatto delle teorizzazioni di “realtà e verità assolute”: l’età.

Troppo vecchio/troppo giovane per quell’impiego, quel sogno, quell’impresa, quel partner: ci sono teorizzazioni circa l’età su qualsivoglia argomento. Il solo fatto che tali “teorie” siano tantissime e spesso in contraddizione tra loro, quasi mai condivise universalmente (benché i loro sostenitori siano arciconvinti di parlare di qualcosa di universale) dovrebbe di per sé far giungere alla conclusione che si tratta di pure costruzioni mentali; qualora fossero “sociali”, cioè condivise da un gruppo esteso di persone, ci si rende conto che cambiando ambiente, quindi realtà sociale, cambiano anche le convinzioni. Insomma, la VERITA’ sulle questioni che riguardano l’età non esiste: esistono soltanto una serie di convinzioni.

Il fatto interessante è che, proprio perché si tratta di materiale “malleabile”, chiunque di noi può accedere alla manipolazione di questo concetto. Una paziente altamente instabile nei suoi rapporti amorosi sosteneva accanitamente di non poter entrare nelle grazie di un uomo che le piaceva perché “troppo più giovane”. Sei mesi dopo, però,  intraprendeva una relazione sessuale con un ragazzo ancora più giovane del precedente e solo allora riuscì a mettere in discussione la VERITA’ che si era costruita (“non posso mettermi con un uomo molto più giovane, perché è IMMORALE, non si fa”).

In realtà, nel primo caso la signora in questione avrebbe dovuto ammettere un coinvolgimento emotivo che invece con il secondo ragazzo non sussisteva: dentro di lei non riusciva a gestire il turbamento che il primo uomo le smuoveva, per cui le risultò semplice barricarsi dietro una “realtà assoluta” che la proteggesse dal mettersi in gioco. Salvo poi scoprire che tale verità era scritta sulla sabbia, una volta che lei stessa la contraddisse; poco importa, non fosse stata in terapia avrebbe trovato la scappatoia percorribile da qualunque teoria della carta igienica: “sì, ma questa volta è diverso!”

Senza addentrarci in molteplici altri esempi (che sono a disposizione della esperienza di ognuno)  possiamo riassumere due caratteristiche fondamentali delle giustificazioni razionali che ci costruiamo più o meno inconsapevolmente:

 

  • Riguardano dei concetti di ordine superiore; etica, moralità, giustizia, eccetera;
  • Prendono spunto da un elemento concreto realmente esistente.

 

Purtroppo esistono casi molto più dolorosi di quello sopra descritto, che continuano a macinare sofferenza “protetti” da giustificazioni razionali costruite artificialmente, e spacciate come “verità assolute”. Lasciando perdere le considerazioni religiose, che fanno storia a sé (ogni religione contiene il costrutto di essere una costruzione mentale e contemporaneamente di essere una verità… la Fede, elemento necessario, trasforma i costrutti religiosi in Verità), possiamo attingere dalla cronaca, più o meno efferata, vari esempi.

E poco importa se identifichiamo negli autori di gesti sconsiderati dei disturbati mentali, ritenuti molto distanti da noi: purtroppo la distanza non sta nella qualità del disturbo, ma nella sua quantità.

Mi spiego: è senz’altro uno psicopatico colui che uccide delle prostitute nella convinzione di dover “purificare il pianeta”, perché nella sua VERITA’ la Terra dovrebbe essere priva di tali persone.

  • È un folle. – ci giustifichiamo, sotto-intendendo che il suo modo di ragionare mai e poi mai potrebbe assomigliare a quello di noi “sani”.

Invece, la sua è una modalità esagerata dello stesso meccanismo che mettiamo in atto anche noi. E, senza scadere in patologie così gravi, ma procurando e procurandoci lo stesso molta sofferenza, noi produciamo in modo simile quelle convinzioni che dentro di noi diventano realtà assolute, condizionanti la nostra e altrui felicità.

 

Quella più classica, che in psicoterapia si incontra più frequentemente è relativa alla VERITA’ ASSOLUTA di come un genitore dovrebbe essere: sono infiniti i casi in cui si genera un accanimento emotivo circa la figura ideale che si pretenderebbe che  i nostri genitori avessero, e potenzialmente, esso potrebbe durare tutta la vita.

Tutta la vita, cioè, qualcuno può continuare ad accanirsi con se stesso e con il mondo alla ricerca di una approvazione immaginaria dei propri genitori, o nell’aspettativa magica che i propri genitori assumano finalmente quell’atteggiamento che ci si sarebbe aspettati da loro.

Questi meccanismi possono durare per sempre, e andare oltre la vita biologica dei genitori in questione: la verità assoluta che si cerca di perseguire diventa una specie di avatar che vive dentro di noi e condiziona le nostre scelte. Molte sono, ad esempio, le persone che proseguendo su questa falsariga riversano sui propri figli ciò che ritengono essere mancato a loro, in nome di una “verità” che si sono costruiti e che tiene solo parzialmente in conto dei bisogni oggettivi dei figli (i sopra menzionati “elementi oggettivi” che si interpretano a proprio piacimento). Altre ancora si accaniscono nel cercare partner che mancano di ciò che mancava al proprio genitore elettivo, scegliendo delle persone  “da redimere”, perché E’ GIUSTO COSi’; e anche in questo caso gli elementi oggettivi a supporto delle teorie auto-costruite sono ampiamente a disposizione.

 

Qual è il pericolo? Sprecare l’esistenza dietro a un miraggio, producendosi in continuazione la stessa sofferenza (vedi  Coinvolgimento Emotivo).

E pensare che è molto facile, almeno in questo caso, farsi aiutare a demolire le trappole che ci siamo costruiti, le ruote da criceto dentro le quali continuiamo a correre.

È sufficiente, in molti casi, essere disposti ad accettare che non esistono realtà assolute ma solo relative: che anche noi siamo imperfetti, e molto spesso possiamo risultare incoerenti e addirittura scorretti, in qualche occasione. L’importante è lasciare che il giudice del Tribunale-fai-da-te si riposi, e lasciare che la persona che ti aiuta, che sia uno psicoterapeuta o altra figura di supporto, ti metta di fronte alla caducità delle tue giustificazioni razionali. Questo genera la positiva ricaduta di produrre la possibilità di perdonarti e di essere perdonato/a. O, addirittura, la scoperta che non c’è nulla per cui bisogna essere perdonati.