LE VITE DEGLI ALTRI
Cosa significa “vivere la nostra vita”?
Sono convinto che la risposta spontanea che verrebbe a quasi tutti sia qualcosa come:
– Perseguire le proprie scelte, obbiettivi, valori desideri. I nostri, quelli che calzano per noi. – E si intende che <perseguire> non vuol dire <raggiungere>: la vita è “nostra”” perché stiamo facendo quelle cose, che poi siano di successo o meno, non importa. Ecco.
Stiamo davvero vivendo così?
Non è una domanda retorica: se la nostra componente emotiva si coinvolge con un mandato inconscio (cioè un obiettivo che non siamo capaci di riconoscere razionalmente) legato alla risposta a una situazione, persona, ambiente… beh, il senso della nostra vita potrebbe essere quello di inseguire quella risposta, rimanendo incatenati alla vita di altri.
Molti pazienti mi rivelano, e scoprono loro stessi, di stare vivendo con una “missione” che loro scambiano con loro desideri, ma che in realtà è una risposta alla vita di altri:
-(vivo per dimostrare a mio padre che sono meglio di lui) –
– (vivo per dimostrare che non sono brutta come mi credevo da bambina)-
– (vivo per dimostrare che sono arrabbiato/a per ciò che ho subito) –
– (vivo per dimostrare che merito l’amore che non ho ricevuto)
Sono solo alcuni esempi – tra parentesi perché non dichiarate esplicitamente in modo verbale, in quanto non consapevoli, ma espresse con i fatti – di missioni di vita dedicate ad altri.
Sì, perché quando sussiste nella missione il maledetto verbo “dimostrare” è implicito che dobbiamo dimostrare <a qualcuno>; fossimo anche noi stessi i destinatari di questa dimostrazione, non staremmo vivendo la “nostra” vita.
Quindi, stiamo vivendo per noi o per qualcun altro?
La risposta sta negli archivi del nostro Inconscio, e là potremmo decidere se lasciare le cose come stanno oppure provare ad essere semplicemente quello che piace a noi.